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Dodecalogo per donne NON stuprate

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A commento del decalogo per donne stuprate si chiede:

Esistono centri che aiutano a superare la paura… preventiva? Io comincio a non vivere più. E non per colpa di qualche strumentalizzazione eccessiva, semplicemente è un processo in costante crescita da quando ho cominciato ad avere la capacità di intendere e volere. Non andrei mai da un* psicolog*. E comunque a me il taser e lo spray danno molta più paura che sicurezza: e se poi non fossi in grado di usarli bene, se mi si rivoltassero contro? Se riuscissero a immobilizzare me definitivamente e con poca fatica? L’unica soluzione è quella che avete scritto in molti: o si cambia la mentalità o non c’è soluzione. Sono stufa di sentirmi dire che non mi curo, che potrei anche vestirmi carina ogni tanto, truccarmi… e poi sentire che quando a qualcuna succede ED E’ UN ITALIANO "è una cosa brutta che non doveva succedere, ma noi non c’eravamo, non sapremo mai se per caso non sia stata lei a esagerare con l’istigazione". Io ho il diritto di essere libera? Ho il diritto di mettermi una minigonna che esalti le mie gambe? Ho il diritto di truccarmi e sentirmi carina? Ho il diritto di flirtare con qualcuno che mi piace senza dover passare per la ragazza poco interessante/frigida onde evitare conseguenze spiacevoli? Se no, perché? E perché un uomo può flirtare con chiunque in qualunque situazione senza timori, e apparire "attraente", anche per questo atteggiamento?

Via mail un’amica scrive del fatto che i gruppi, gli squadristi fascisti (quelli che vanno in giro ad ammazzare di botte i romeni indiscriminatamente) si stanno riorganizzando con un ampio margine di legittimazione sociale. Trova che questo sia molto preoccupante (sono d’accordo!) e allo stesso tempo si può pensare che siano in pochi, ovvero gli stessi che assaltano i negozi dei migranti o che se la prendono con i rumeni perche’ stuprano "le loro" donne, togliendogli un’esclusiva.

Lei mi ricorda
che L’Unità ha pubblicato un articolo con un titolo del tipo "la guerra contro le donne" o una cosa così. Solo che la guerra presuppone due parti combattenti che in questo caso non ci sono. Sembra quindi corretto invece parlare di terrorismo.

Un terrorismo
che funziona se anche la mia amica, che da sempre gira da sola senza problemi, si trova a pensare che delle due stazioni del suo paesello è forse più opportuno scegliere quella in paese che quella in campagna che pure le è più comoda.

Sui tg vengono trasmessi servizi sugli spray antistupro: si comincia così a diffondere l’idea che armarsi sia un diritto. Per la mia amica anche tutti i corsi di autodifesa organizzati dalle donne sembrano andare in questa direzione: bisogna armarsi se non si vuole essere vittime.

Il tema ricorrente nella comunicazione è quindi la “paura”. Lo stato di soggezione e terrore nel quale le donne cominciano loro malgrado a trovarsi.

Il bombardamento di messaggi che vanno in un’unica direzione è talmente massiccio che chiunque tra noi potrebbe autocensurarsi, pur non avendone la ragione, per non avere problemi.

Il terrore produce schiavitù e la schiavitù si esplicita anche in forme volontarie.

Per esempio: in questi giorni vi capiterà sicuramente di pensare che è meglio non tornare tardi da sola a casa, che camminare per strada al buio non va bene, che quel tizio che vi sta fissando sull’autobus potrebbe essere uno stupratore.

Sono meccanismi spontanei. Se avete paura vi affidereste? E se si a chi vi affidereste? Su un autobus scegliereste il rumeno o il signore anziano che parla dialetto locale (anche se non potete sapere se quest’ultimo è un pluripregiudicato per reati di natura sessuale)?

Se uscite con amici, andate in discoteca e vi si avvicina uno straniero finisce in litigio? Gli amici italiani sbarrano la strada a qualunque altra forma di socializzazione e dichiarano la vostra appartenenza al gruppo?

La paura è una bruttissima cosa. L’ansia, gli attacchi di panico, il terrore, limitano la nostra libertà più di qualunque forza militare repressiva. La paura è il nostro carcere senza sbarre. E’ quella che ci impedisce di uscire, vedere le persone, avere comportamenti naturali, vestire come ci pare, rientrare quando vogliamo, sentirci libere di flirtare, come dice la nostra amica, con chi vogliamo senza per questo doverci sentire provocatrici di uno stupro.

La paura immobilizza, fa venire infarti, somatizzazioni di vario genere, fa ammalare le persone. Un popolo terrorizzato è un popolo schiavo. La dimensione della paura costruisce una giustificazione alla difesa. L’autodifesa è meglio dell’affidarsi perché implica una capacità di scelta e di controllo sulla propria vita. L’unica che ci rimane in una situazione di terrore che ci limita in tutto.

Però certamente non è auspicabile che ogni cittadina si armi per scivolare in quella deriva della giustizia fai da te che produce deliri di onnipotenza ma allo stesso tempo alimenta insicurezze e dunque altre paure. Altro terrore. La sicurezza non viene da uno spray. Uno spray non vi fa sentire più sicure.

Ci sono sicuramente percorsi psicologici che combattono gli stati d’ansia (se qualcun@ ha notizie di corsi legati alla violenza che si occupano di questo aspetto lascino un commento per favore) ma non riesco a immaginarne uno individuale a fronte del fatto che sarebbe indispensabile una lunga e complessa terapia collettiva. Ad essere in preda al terrore è la società intera. Stabilite voi chi sono i terroristi. Il senso non cambia. Sempre di schiavitù mentale parliamo. Sempre di controllo sociale si finisce per discutere.

Quello che ora riesco a immaginare è un altro decalogo, anzi un dodecalogo. Meno centrato e brillante, di sicuro. Che contiene una serie di spunti di riflessione, di stimoli soggettivi che dunque non dovranno mai essere intese come istruzioni che sostituiscano un corso di autodifesa, i suggerimenti di consulenti preparate a fare questo mestiere nei centri antiviolenza. Solo e semplici spunti di riflessione. Questa volta per donne non stuprate. Che spero non lo saranno mai.

1)    se hai voglia di uscire la sera, con un vestito scollato, da sola o in compagnia: esci. Ne hai tutto il diritto. Hanno stuprato altre donne e non te. Lo stupro subìto dalle altre non può e non deve terrorizzarti anche se è quello l’effetto che ottiene. Perciò si parla di femminicidio perché per ogni donna picchiata, stuprata, uccisa, siamo tutte parte lesa.

2)    Se ti capita di tornare a casa dal lavoro, in autobus e accanto a te ci sono uomini stranieri: non lasciarti prendere dalla paura. Osservali. Forse sono terrorizzati quanto te, perché non hanno il permesso di soggiorno, perché non hanno di che sfamare la famiglia. Forse sono così stanchi da non riuscire neppure a respirare perché sono in piedi dalle 4 del mattino alla ricerca di un lavoro pagato per pochissimi soldi.

3)    Se ti capita di tornare a casa dal lavoro e di avere paura quando vedi gli stranieri ricorda che spesso li guardi rientrare con una bicicletta rotta, senza luci, in pieno inverno, con il rischio di essere ammazzati dalle macchine in corsa, perché non hanno soldi e l’unico posto nel quale possono andare a dormire è la baraccopoli al di là della provinciale. Ricorda che hanno paura persino di andare a dormire perché qualcuno può andare da loro per bruciarli vivi nel sonno.

4)    Se ti capita di tornare a casa attraversando una zona deserta e non illuminata e hai la bruttissima sensazione di essere inseguita. Senti i passi di qualcuno che si avvicina e poi lo vedi, è un signore scuro, con un berretto che gli ripara il viso dal freddo, perché anche gli stranieri sentono tanto freddo, e quello ti supera ed è assorbito dai suoi pensieri, dalle preoccupazioni di una precarietà che non sa risolvere. Se ti trovi in un posto così, chiedi al sindaco che fornisca una illuminazione adeguata. Servirà a te e al signore scuro e infreddolito.

5)    Se ti capita di incontrare dei giovani virgulti che ammiccano nella tua direzione dicendo che “nessuno può stuprare le nostre donne", digli pure che non appartieni a nessuno e che non potranno usare te per scatenare l’odio che nutrono per chi è diverso. La prossima aggressione ad una persona colpevole solo di appartenere ad una razza o etnia diversa dalla loro non può e non deve trovare il tuo consenso. Tu sai cos’e’ la paura. Pensi sia giusto terrorizzare una intera etnia in tuo nome?

6)    Se trovi un immigrato che fa il cretino e ti molesta trattalo esattamente come tratteresti qualunque altro uomo. Caccialo, dagli un calcio per colpire parti dolorose, scappa. Se non ci riesci, non pensare a tutelare l’onore. Piuttosto pensa a vivere. Vivere è la cosa più importante. Il resto lo affronterai dopo.

7)    Se trovi un italiano che fa il cretino e ti molesta trattalo esattamente come tratteresti qualunque altro uomo. Caccialo, dagli un calcio per colpire parti dolorose, scappa. Se non ci riesci, non pensare a tutelare l’onore. Piuttosto pensa a vivere. Vivere è la cosa più importante. Il resto lo affronterai dopo.

8)    Se trovi un gruppo di uomini che ti beccano al parcheggio mentre rientri dal lavoro, è veramente sfiga. Possibile che tutti gli uomini allupati capitano tutti a te? Prova a pensare positivo e se per caso invece trovi davvero un gruppo di uomini che vuole farti del male, se non sei con le amiche o con gli amici, se sei sola: reagisci e prova a scappare. Se non sai come fare non provare a difenderti. Se sono in tanti e vogliono fermarti ti faranno male. Per il resto, come sopra: non pensare a tutelare l’onore. Piuttosto pensa a vivere. Vivere è la cosa più importante. Il resto lo affronterai dopo.

9)    Se provi a concentrarti un po’ su te stessa pensa per un solo momento alle persone che hai accanto. Sii attenta a percepire un pericolo se viene da una persona che conosci. Potrebbe essere un amico, un parente, soprattutto stai molto attenta agli ex fidanzati o mariti. Sono delusi, spesso vendicativi. Sono quelli più pericolosi tra tutti perché il loro desiderio è di annientarti. Se stai vivendo episodi di violenza che possono presagire a molestie di qualunque tipo, gravi e meno gravi, rivolgiti ai centri antiviolenza. Lì troverai sempre persone che non ti giudicheranno mai e che sono in grado di aiutarti per evitare che ti accada qualcosa di grave.

10)    Se ti capita di rientrare a casa dal lavoro e trovi in giro il tuo ex che ti fa la posta. Se ha cercato di contattarti perché vuole assolutamente parlare con te. Se ti sta perseguitando, se piange e ti prega. Anche se tu pensi che sia inoffensivo, che non hai nulla da temere da lui. Anche se pensi che proprio lui non può mai farti del male sappi che invece un ex che pensa di non avere più nulla da perdere, pensa di trovare giustificazione nel dolore dell’abbandono, nella sua disperazione e allora può volerti punire. Lo stupro per loro diventa un mezzo. Se dunque trovi un tuo ex sotto casa e il tuo intuito ti dice che c’e’ qualcosa che non va, non fermarti, chiama una amica. Rimetti in moto e vai via. Non farlo entrare in casa tua. Difenditi: i centri antiviolenza sono lì apposta.

11)    Se ti capita di restare da sola con un gruppo di amici e questi vogliono stuprarti immaginando di essere autorizzati a farlo perché tu sei uscita con loro, indossavi abiti scollati, ti sei intrattenuta fino a tarda ora, hai bevuto qualcosa: reagisci e prova a scappare. Se non ce la fai a difenderti pensa a vivere e poi scappa e denunciali. Ricorda che in questo caso ti crederanno in poche/i. Gli italiani sono sempre molto bravi a dire che i più cattivi sono gli stranieri. Un centro antiviolenza ti crederà di sicuro. Ricorda di passare da un pronto soccorso, sempre in questi casi, per curare le ferite e perchè queste potranno essere refertate per dimostrare dentro un’aula di un tribunale che hai subìto violenza.

12)    Se ti capita di uscire con qualcuno che ti mette le mani addosso senza aver appurato che a te possa fare piacere o meno, se tu gli dici di no e lui non lo capisce e ti invita a fare la brava perché hai accettato l’appuntamento ed è da maleducata tirarti indietro, se continua ad insistere e a circuirti con argomenti di vario genere. Se alla fine ti prende per stanchezza, ti obbliga attraverso la sua visione distorta delle cose ad acconsentire ad un rapporto del quale forse nulla ti è piaciuto. Se accade questo sappi che esistono anche quelli che si possono definire stupri silenziosi. Sono quelli che vengono inflitti attraverso ricatti di tipo psicologico. Se non ci stai quasi ti senti in colpa. A uomini così non avere alcun timore a dire di no. Sii convinta. Se a te non piace è la tua opinione che conta. A lui non devi fare nessun favore. Non reagirà male, spero. Al massimo ti dirà che pensava fossi una donna più intelligente, libera, in gamba, etc etc. Farti sentire in obbligo di acconsentire ad un rapporto sessuale non voluto attraverso la denigrazione è pura estorsione, è un modo di circuire la tua volontà. Questo tipo di “stupratori” sono di gran lunga i peggiori. Lo spray al peperoncino con loro non serve. Basta un No convinto.  

Questo è quello che mi viene da dire. Ho provato ad usare un tono semiserio. Non si sentano ferite le donne che hanno davvero vissuto eventualità del genere perché so bene che non c’e’ nulla da scherzare. La sdrammatizzazione è solo una maniera di comunicare dei concetti troppo difficili da digerire.

Non so se ho offerto spunti che possano estirpare un pizzico di quella paura che ci viene inflitta. Volevo però offrire paradossi che rappresentano momenti di possibile violenza. Ce ne sono certamente di molti altri e se li ricordate questo ulteriore dodecalogo può diventare un memorandum di consapevolezze condivise. Ripeto: nulla di specialistico ma una cosa fai da te che può considerarsi la somma di consapevolezze ed esperienze. Una somma che può diventare più grande se voi vorrete portare ad esempio la vostra storia o quella di una donna che conoscete.

Sapere quello che ci accade o può accaderci, conoscere quali sono le possibili fonti di violenza ci permette una difesa e anche una vita più serena. E poi, siate serie, non vorrete davvero spruzzare spray al peperoncino sugli occhi di ogni uomo che vi guarda male. Con ironia…

Buona fortuna sorelle. Noi siamo sempre qui! 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


9 Responses

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  1. inquieta says

    Grazie

  2. ichias says

    vorrei solo dire una cosa, vorrei solo ricordare che sì, uno stupro ai danni di una donna porta con sé il peso di angherie perpretrate da secoli, di una mentalità patriarcale che vede la donna come oggetto da tutelare come cartina tornasole del proprio onore. uno stupro ai danni di una donna porta tutto un peso psicologico che probabilmente va al di là di una mera violenza (oltre alle già citate implicazioni per la salute). ma anche un uomo può subire uno stupro. ANCHE UN UOMO.
    è vero che le donne sono più esposte per vari motivi. ma inviterei a riflettere: quando si dice a un uomo PENSA SE ACCADESSE A TUA FIGLIA, O A TUA MOGLIE, O A TUA MADRE, secondo me si dà per scontata un’impossibilità di reale immedesimazione fra un uomo e la vittima di uno stupro. e si sbaglia. gli si dovrebbe dire PENSA SE ACCADESSE A TE. è questo che dovrebbero pensare gli uomini, a prescindere dal fatto che siano o meno sposati, padri, fidanzati, figli.

  3. donna del sud says

    Subii un tentativo di stupro quando avevo diciott’anni. Non me l’ero cercato nemmeno un po’, erano le tre di pomeriggio e camminavo su una strada poco frequentata ma non particolarmente malfamata. Ero riuscita a dare il famoso calcio al posto giusto a chi stava tentando di trascorrere un piacevole quarto d’ora con me senza chiedermi il permesso. Lui aveva perso un attimo la presa, ero riuscita a allontanarmi, poi era passata un’auto lungo la strada dove mi trovavo, insomma a quel punto il momento fortunato per lui era passato, sono corsa via e mi è andata bene.
    Perché vi racconto tutto questo? Per dirvi che dopo quel giorno per almeno un mese non riuscivo a camminare se c’era troppa gente in giro. Non appena qualcuno mi sfiorava facevo un salto di trenta centimetri e mi allontanavo. Sentivo l’odore di quel tizio addosso e ne ero nauseata. Posso immaginare che quando lo stupro avviene davvero i danni sono indelebili, posso immaginare tutto quello che ci si porta dietro perché da donna del meridione sono stata abituata ad essere considerata un semplice oggetto sessuale per chiunque.
    Però. Se quell’uomo mi avesse stuprata me ne sarei fregata di avere giustizia così come non mi consolerebbe sapere che per gli abusi quelle persone sarebbero state punite. Penso che se non si cambia la cultura di un popolo non si possa ottenere molto nemmeno con la castrazione chimica. Se ne castreranno tanti ma ce ne saranno sempre altrettanti in grado di fare del male in giro. Dal mio punto di vista la castrazione è solo uno dei tanti elementi di una società capace di aggiungere odio e violenza ad una prima violenza.

  4. Aubrey says

    Grazie infinite per le tue parole.
    Ovviamente non sono la soluzione, poiché tutti i vari suggerimenti (a parte il corso di autodifesa) li metto già in pratica istintivamente. Non riesco nemmeno a pensare di stare parlando veramente con una donna che l’ha passato (e poi scrivete in tante qui).
    Io non sono vergine, ma lo sono stata anch’io piuttosto a lungo, e anch’io per semplice “mancanza di materia prima interessante”, non certo per moralismo.
    Scrivo qui e ora (che coraggio ci vuole!) solo perché sono anonima. Ho un ragazzo fantastico, che mi capisce, mi rispetta, mi ama. Sono anni che siamo insieme e se c’è una cosa di cui sono sicura nella vita è che di lui mi posso fidare, in tutti i sensi. Pensiamo a una famiglia.
    Ma lui è un uomo. E’ impaurito come me per quello che può capitare a me, e io lo so che non c’entra il possesso, che lui è sincero e la sua paura è solo per me, non per una sua mancata dominanza, ma come faccio a scacciare questo tarlo dalla testa? Gli dico che gli credo, ma come faccio a pensarlo veramente? Se l’unica cosa che so è che mai potrebbe capire davvero come ci si sente (come lo immagino io)? Lui è un uomo. Ha sempre avuto (com’è piuttosto comune credo) più “voglia” di me (tranne forse all’inizio), ma adesso… lui è in astinenza, e io soffro a vederlo così, ma non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello a farmi toccare in maniera diversa da un semplice abbraccio.
    Certo, io ho sempre avuto questo problema, da molto prima. L’ho sempre vissuta questa “inferiorità”, a partire dalle battutine stupide dei conoscenti che sono sessiste anche quando nulla hanno a che fare con la violenza. Sono sempre stata molto mascolina. Forse per reazione.
    Ho sempre invidiato i maschi, e giocavo alle tartarughe ninja più che con le barbie.
    Soffro al solo pensiero, e come Ele scrive penso che io non sarei in grado di sopravvivere, e non per l’onore.
    Il corso di autodifesa non lo faccio solo perché penso che non mi servirebbe a niente: se sei contro il branco puoi essere meglio di Schwarzenegger…
    E poi è anche quello un cedimento alla paura.
    Sono io che sono problematica forse. Ci sono molte donne (non stuprate) che vivono la vita in maniera più serena e tranquilla. Non è impossibile. E’ che IO non ci riesco.
    Non so più che fare. E’ una gabbia dentro. E fuori devi anche fare buon viso a cattivo gioco, sennò ti prendono per pazza, per ossessionata. Ma forse lo sono davvero.
    Scusatemi tantissimo per lo sfogo, forse è troppo personale. Non lo faccio mai e tanto meno su un blog. Mi sono permessa perché mi sembra -forse- che qui posso essere “capita”. Comunque grazie, e scusate ma spero davvero di non aver offeso nessuna di quelle che l’hanno passato davvero. So che state peggio di me. La mia è solo paura.

  5. Lameduck says

    Non riesco a togliermi dalla testa un pensiero. Lo stesso clima terroristico sugli stupri c’era negli anni Settanta, il decennio più fascista che ci è capitato di vivere dal dopoguerra. Quello delle bombe fasciste, appunto, della P2, delle dittature sudamericane.
    Anche allora le donne venivano terrorizzate da una campagna di continui racconti di stupri. Ricordi come grufolarono nel torbido i media con il massacro del Circeo? En passant, quelli erano italiani e riuscirono per lungo tempo a farla franca.

  6. Ele says

    Salve!!è da qualche giorno che seguo questo blog e vi faccio i miei complimenti.Prima di commentare,però,ti ringrazio per ciò che hai scritto in questo post.Lo faccio perchè sono una di quelle ragazze che ha paura,terrorizzata,il cui pensiero ossessivo va a chi purtroppo ne è stata vittima.Ti ringrazio perchè non mi hai fatta sentire sola e mi hai in parte sollevata da quell’angoscia e quell’impotenza che mi tormenta.Vivere la vita ,il proprio corpo,il nostro cuore è un diritto,non un privilegio come vogliono farci credere.Come lo è anche lottare per difenderlo.
    Mi aggiungo anche io al consiglio 14 di Bà:un corso di autodifesa può migliorare non solo i riflessi,ma anche l’autostima.Inoltre acuisce il nostro istinto del pericolo.Quell’impulso naturale che consiglio vivamente di seguire,perchè credo che a volte sia meglio scappare e scoprire di essersi sbagliate,che pentirsi di non averlo fatto.
    Anche io come ichas non condivido l’immagine(con tutto il rispetto)di Santa Maria Goretti:è una svilizzazione,un insulto a quelle donne la cui verginità è stata massacrata da questi esseri appartenti solo geniticamente alla razza umana.Lo dichiaro da 21enne vergine(non per ipocrito moralismo),vittima per sua fortuna “solo” di bullismo e molestie sessuali(non denunciate perchè,come tristemente accade,a parte mia madre,nemmeno le altre ragazze testimoni mi hanno aiutato-adducendo che in fondo non era successo nulla di che),che non ha l’ardire o l’arroganza di aver soluzioni per tutti o peggio ancora di pretendere di capire intrinsecamente cosa si prova ad essere stuprate.Posso solo,con empatia,immaginare l’orrore di essere vittima di tale brutalità ed è di per se devastante.Per questo a volte mi chiedo se sia meglio morire(non per l’onore,ma perchè lo stupro uccide comunque)che spezzarmi e avere la forza di resuscitare.Io una risposta a questo non l’ho trovata;ma le parole di fikasicula mi hanno fatto riflettere ulteriormente:vivere.A cui sommo,senza prensunzione, in un binomio perfetto,solo apparentemente superficiale,amare.In primis noi stesse.(particolare che aggiungerei al dodecalogo)Poichè,ne dicano tutti,è la forza che sostiene questo mondo,quella potenza inimmaginaria che possediamo tutte noi donne e che,tra l’altro,ci ha permesso di sopravvivere alla malvagità maschilista.Non fraintedete le mie parole,non sono falsi moralismi e pietismi da profeta della pace.Io ci credo,anche per esperienza personale.Ed è proprio l’amore(in senso universale e in ogni sua forma)che auguro con un abraccio simbolico a tutte le donne.A quelle vittime dell’odio,che hanno tutto il mio rispetto per il loro dolore,la mia ammirazione per la loro forza(anche quando questa drammaticamente si esaurisce),il mio solidale aiuto.A quelle più “fortunate”,che rimangano sempre tali,che devono(dobbiamo) oltrepassare il terrorismo della paura,affinchè possano lottare anche per chi non può o non ha più la voce per gridare.
    Perdonate il mio prolisso commento,ma come si dice a Roma “quanno ce vo’ ce vo'”.

    P.s.:io comunque lo spray lo consiglio,è facile imparare ad utilizzarlo al meglio e può essere utile per tentare la fuga anche quando sono più aggressori.

  7. fikasicula says

    @ichias: sono assolutamente d’accordo con quello che dici. va inserito questo punto. raccolgo un po’ di interventi e rifaccio il dodecalogo o memorandum versione 1.1
    certo se una chiede agli stupratori di mettere un preservativo potrebbe essere un ottimo diversivo. mi chiedo se in un’aula di tribunale poi non penserebbero che si tratta di una forma di consenusalità :(((
    comunque si. va inserito, assolutamente. se ti viene in mente altro scrivi e aggiungi e ne facciamo una riflessione collettiva.

    @Ba’: hai ragione anche tu. quando ho scritto il dodecalogo ho provato però a mettermi nei panni di una donna adulta che non ha mai frequentato una palestra e che non ha compiuto un lavoro precedente che le restituisse consapevolezza. però sono d’accordo. anche questi punti vanno inseriti. anche tu, se ti viene in mente altro scrivi pure e poi rifacciamo una versione che raccolga punti di vista, consigli, idee…

    baci a entrambe!

  8. says

    13) Cammina sempre a testa alta, è quando ti credono vittima che si sentono in diritto di attaccare

    14) Un corso di autodifesa organizzato da una qualche associazione o collettivo femminista ti insegna a capire quando e se sei in pericolo e come difenderti.

    14.a) Una volta imparato come difenderti, e se il contesto te lo permette senza mettere in pericolo la tua vita, REAGISCI!
    E’ provato che nella maggioranza dei casi in cui la donna reagisce, l’aggressore (uno) si spaventa e desiste.

    15) Se il tuo compagno/marito cerca di isolarti dalla tua rete amicale, per quanto a te sembri di amarlo e di aver bisogno solo di lui (l’amore ce lo insegnano così), non lasciarti convincere. Le amiche intorno possono salvarti la vita.

  9. ichias says

    fika, condivido tutto quello che dici, spaventarci è un modo per chiuderci a casa, per stabilire un controllo sul nostro corpo come “bisognoso di tutela, protezione, supervisione”
    ma mi sembra che tralasci un punto. nessuno vuole fare maria goretti, fatta santa perché ha preservato l’imene a scapito della sua stessa vita (una storia, questa della beatificazione, che ancora oggi mi sbigottisce), ma a volte evitare lo stupro può essere davvero questione di vita o di morte, o quasi.
    se pensi a molte malattie davvero gravi che sono trasmissibili per via sessuale.
    è solo una considerazione la mia.
    ci ho pensato molto in questo periodo di notizie di stupri che si inanellano una dopo l’altra.
    oltre all’odiosità, all’umiliazione e al dolore della violenza in sé, quella sessuale porta anche il peso di una violazione più intima dell’integrità e della salute.