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Ideologia e linguaggi Anti/Pas

Io mi ricordo che FaS fece una dura lotta per affermare il diritto di poter ragionare laicamente sulla Pas e nel merito delle questioni. Senza pregiudizi di partenza. Senza che nessuno arrivasse a dire che essere No-Pas fosse distintivo di nazi-qualcosa, vetero-fuffa, eccetera eccetera. Perché c’era in quella modalità un piglio ideologico che non aveva niente di scientifico.

Per affermare quel diritto abbiamo stabilito che fosse necessario spazzare via ogni accusa, reciproca, che veniva fatta. Non puoi chiedere a qualcuno di mettere giù le armi e ragionare laicamente se dall’altro lato c’è sempre chi spara proiettili colmi di accuse.

Di fatto oggi stiamo messe così. Noi qui scriviamo che la Pas proprio no e che però si vede che c’è un grande problema da gestire e risolvere per prevenire. Perché non siamo scienziate ma sappiamo tanto di soluzioni autoritarie e sappiamo di modalità sociali e giuridiche, ma soprattutto culturali, che possano prevenire la necessità di utilizzo di un intervento brutalmente psichiatrico.

Un pezzo del mondo Anti/Pas però ha assunto toni e modalità ancora più ideologiche di chi prima aveva problemi a organizzare una discussione critica sulla questione. Oggi sono gli e le Anti/Pas che danno del difensore o difensora di pedofili a chiunque abbia un atteggiamento più complesso che ragioni di questo.

Di chi affronta la questione in modo critico si dice che:

– difende i pedofili;

– difende i violenti;

– difende i padri separati che sarebbero tutti misogini e, naturalmente, pedofili e violenti.

Se qualcuno ti dice “tu sei pro/pas” e ti guarda con disgusto, sta dicendo esattamente questa cosa.

Dunque tu non puoi ragionare laicamente della materia. No. Devi dire che sei contro, ma proprio contro contro tutto.

Dunque bisogna che tu sia contro la Pas ma anche contro i padri separati. Bisogna che tu sia contro l’affido condiviso e contro il mantenimento diretto. Bisogna che tu sia contro la condivisione di responsabilità e ruolo di cura in tutti i sensi. Non puoi neppure discutere della faccenda che già ti arriva il mondo intero che ti dice che tu stai parlando proprio come loro. E parlare come loro significa che tu saresti pro/pedofili/violenti/misogini e bla bla.

Provate a dire a freddo semplicemente “affido condiviso” e vedrete cosa vi succede e che vi dicono.

Siamo arrivate al punto che per pregiudizio c’è la censura preventiva sulle parole. Non sai neppure cosa sto per dire e già mi sputi addosso. E se quel che dico non lo dico esattamente come vuoi tu allora sarei “Pro/Pas” e “Pro/Violenza” e basta e dunque addio, dritta all’inferno.

L’ideologia è dilatata a dismisura e tocca anche la questione della violenza su donne e bambini. Già. Perché ci sono padri che chiedevano l’affido e nel frattempo sono stati denunciati. Poi sono stati assolti. Perciò parlano di false accuse.

Le cifre di cui si parla a questo proposito, non so se confermate o meno, sono relative ad una percentuale da leggersi entro le cause intervenute durante le separazioni non consensuali. Nel corso di un procedimento di separazione e affido qualche volta interviene una denuncia per violenza.

Per i mondi Anti/Pas l’accusa già è sufficiente a dire che quell’uomo è un criminale. Nel frattempo viene processato, assolto, non vede i figli ai quali viene detto che il papà è cattivo, poi il papà ha la sentenza di assoluzione in tasca ma il figlio l’ha già comunque perso, recuperare un rapporto dopo anni e anni di casini è difficilissimo, la ex moglie continua ad accusare anche se non potrebbe e tutto il mondo attorno dice che i padri separati sono pedofili, violenti, eccetera.

Ci sarà senz’altro il violento in mezzo a tutti, così come ci sarà qualche mamma che usa il pregiudizio creato attorno ai padri separati per ottenere legittimità, esigere diritti e non assolvere a nessun dovere. Ma il punto è che l’accusa che viene formulata da una donna viene accolta con fiducia perché, questo è quanto i padri separati osservano, mentre gli uomini sono visti come geneticamente violenti, delle donne si dice e si pensa che siano sempre vittime e innocenti.

Tanto ragionare sulla questione delle campagne contro la violenza sulle donne, da parte dei padri separati, non è affatto per negare la violenza sulle donne ma per mettere in discussione l’alone di santità che regala credibilità a prescindere a tutte le donne incluse quelle perfide.

Che i padri separati neghino la violenza sulle donne, tanto più quella sui bambini, è una leggenda. Non è vero. Come non è vero che ce l’hanno con le femministe. Loro hanno un problema di opposizione culturale al femminismo radicale, statunitense o italico che sia, che è anche quello che spara cifre astronomiche per dire che di donne ne muoiono più di violenza che di cancro e che costruisce il mito della donna vittima per “natura” che in termini giuridici si riassume in pregiudizio da parte di chi tratta un uomo da criminale solo sulla base di una semplice accusa..

Noi non capivamo questa cosa, soprattutto perché la raccontavano malissimo, con una comunicazione che lasciava parecchio a desiderare (possiamo dirlo!), ma anche perché l’opposizione esasperata arrivava puntualmente ad ogni notizia che parlava di una donna uccisa. Ogni discussione diventava totale sottrazione di empatia ad ogni vittima che lasciava scie di dolore senza fine mentre per loro sembrava togliere un pizzico di speranza in più a quelli che ritenevano così di non poter godere di credibilità mai.

L’impatto culturale di tutto questo per loro si traduce in quella che chiamano inversione dell’onere della prova, ovvero quando qualcun@ accusa ed è l’accusat@ che deve “smentire” e portare le prove per difendersi.

La modalità corretta, secondo il nostro sistema giuridico ancora garantista, chissà per quanto, sarebbe quella che chi accusa porta le prove di colpevolezza. Il contrario avviene in sistemi autoritari, dittatoriali, inquisitori.

Chi cerca di dimostrare a tutti i costi un legame tra padri separati e pedofilia, per esempio, in passato ha malinteso documenti e sentenze, perfino quelle pubblicate online. Dove c’è scritto “assolto” si legge “condannato” (non si sa perché). Fu abbastanza vergognosa una campagna di diffusione ad opera di anonimi, che utilizzò uno strumento come la sezione open publish di Indymedia, che noi sappiamo costare fatica e pure soldi ai compagni di certo non per farlo diventare il mezzo per infamare qualcun@, con gogne, notizie e accuse relative soggetti sparsi attraverso cui infangare la reputazione di altre persone, (schedate con nomi e cognomi, perfino indirizzi, fotografie) che avevano avuto l’unico demerito di aver espresso una opinione critica contro ogni genere di caccia alle streghe e di censure. Infamie senza fine per trarre dimostrazione di legami tra il soggetto x e il soggetto y ove sappiamo che questa cosa, fosse Indymedia ancora online, sarebbe di certo oggi avvenuta, come comunque sta avvenendo, anche per Femminismo a Sud.

Perché c’è gente che la “politica” la fa esattamente così. Rovinando la reputazione di chi dice cose che non ti piacciono o alle quali non sai opporti con altri argomenti. Determinando pregiudizi di partenza. Gente così prende e pubblica qualcosa tipo “il tizio è pedofilo” oppure “il tizio è pro-pedofilia”. E quanto questa accusa sia infamante e possa rovinare la vita di una persona non importa, ovvio, perché lo scopo implicito è colpire con vigore quella che a volte è stata definita come fosse peggio che una setta satanica a portare sacrifici umani, sottoforma di bambini, sull’altare del demonio.

C’è stat@ chi, e non possiamo dire chi perché anche da noi non c’è il log e non sappiamo chi commenta, anonimamente pretendeva di usare il nostro blog per riportare questo genere di accuse. Nomi e cognomi che abbiamo sempre cancellato. Nomi di associazioni che non abbiamo sporcato. Perché la privacy per noi è sempre stata sacrosanta e perché noi facciamo cultura e non siamo la Digos né la procura della Repubblica.

Con lo stesso piglio inquisitorio oggi c’è chi – in altri mondi – scomunica FaS o qualcun@ di noi utilizzando l’appellativo di “maschilista” che oramai ha assunto la stessa valenza di “pedofilo”. Che poi chi lo dica pensi che maschilista faccia rima con post/femminismo perché legati/e al femminismo radicale della Dworkin e di tutte le pessime soggette che hanno fatto diventare il femminismo una crociata santa medioevale, spiega anche molte cose sul perché questi argomenti facciano parte di un profilo culturale assolutamente univoco.

Basti sapere, comunque, tornando al discorso di prima, che noi abbiamo respinto sempre commenti, mail inviate al nostro indirizzo collettivo (che arrivava e arriva in redirect a tutte), e qualunque genere di intervento scritto ovunque in cui si formulassero accuse dirette a nomi e associazioni. Abbiamo cumulato non poche antipatie da parte di chi è stat@ ripres@ più volte perché non permettevamo quest’uso dei nostri spazi di comunicazione. Figuriamoci quanta antipatia abbiamo cumulato quando abbiamo scritto nero su bianco una netiquette che chiarisse definitivamente questo punto della questione.

Dunque avere un atteggiamento non dogmatico rispetto alla questione No-Pas viene assunto come collusione con mondi infernali. Fare ragionamenti critici contro il femminismo radicale e le sue soluzioni autoritarie significa essere maschilisti, sessisti e misogini.

Riguardo la misoginia. Sono stronzate. Ci sono tra le persone che parlano di padri e questi temi in rete persone realmente misogine, sessiste, anche parecchio autoritarie. Ma nella maggioranza dei casi si tratta di persone che hanno avuto una esperienza pessima nella vita, che hanno tentato di tradurre il disagio in risposta politica, che non hanno ricevuto ascolto se non da alcuni contesti di destra. Ci sono tanti padri laici e di sinistra che hanno avuto difficoltà a manifestare i propri problemi e che sono andati dove trovavano posto. Padri che sono antisessisti, non misogini. Ci sono tante persone anche di altra estrazione politica, che sono semplicemente esasperate dalla costante rimozione di un problema dove la disponibilità alla condivisione del ruolo di cura viene recepita in senso reazionario da chi custodisce il mito del materno a tutti i costi. La mamma è sempre la mamma, i figli devono stare con la mamma. Non a caso questi temi trovano spazio a Canale 5 con la Mussolini e Barbara D’Urso che fanno da apripista al ripristino del maternage in stile ventennio mentre contemporaneamente recitano preghiere sulle vittime di violenza “in quanto donne e madri”.

E a questo proposito è diventato quasi impossibile leggere in senso critico anche le campagne sul femminicidio. Anche quella è diventata una religione per cui sei un criminale e devi essere bandito dalla scena pubblica o da un giornale se non pronunci quella parola correttamente e non la arricchisci con il giusto corredo di considerazioni come da copione suggerito dalla campagna culturale che va verso una unica direzione: femminicidio=emergenza=aggravanti=canonizzazionefemminile che nelle separazioni diventa l’altro grimaldello per consentire una esclusione dagli affetti di ogni padre separato.

Basta solo una accusa. Una semplice accusa che rovina la vita a una persona obbligandola ad anni e anni di inquisizione in difesa mentre comunque tutto il mondo ti guarda con sospetto e ti gurderà così per sempre anche se sei stato assolto. Tutto ciò non è difficile da capire, soprattutto per compagni e compagne che sanno bene come una accusa falsa che ti bolla come terrorista e criminale, sia un marchio che ti porti appresso per sempre. Non è difficile da capire se si dismette da divisa dei difensori di un tempio e si indossano gli abiti civili del buon senso, perché noi sappiamo che la violenza sulle donne è un problema serio, che la cultura che genera quelle violenze va cambiata, che i cambiamenti arrivano se metti in discussione stereotipi e non se ne riproduci altri, sessisti tanto quanto, in cui mamma/donna/santa e uomo/padre/demone.

Sappiamo dei tanti problemi delle donne, delle madri, di quelle che denunciano e non vengono credute, di una cultura che obbliga alcune donne alla costante rimozione di un problema. Sappiamo di bambini che subiscono abusi e violenze. Sappiamo che la Pas può essere usata anche per togliere credibilità al rifiuto di un bambino. Sappiamo tutto e siamo con le vittime di abusi sempre.

Ma sappiamo anche che il dolore bisogna lo si riconosca reciprocamente. Bisogna aprire uno spiraglio. Bisogna tirare fuori questi padri dalla nicchia a partire dalla quale possono solo urlare e dire cose pessime e sconnesse per farsi sentire. Bisogna non giustificare mai misoginie e azioni irrispettose dell’autodeterminazione delle donne. E bisogna anche prodursi in un linguaggio che muta umori e relazioni affinché i differenti abusi si raccontino reciprocamente, affinché il dolore fluisca e si incontri, i pensieri riescano a trovare ascolto, le frustrazioni riescano a manifestarsi senza percuotere lessicalmente e metaforicamente nessuno.

Qui non si tratta di “assistere” una dimensione politica che non sa esprimersi nel modo giusto o che si autorappresenta negando l’autorappresentazione altrui. Qui si tratta di intercettare un bisogno che è reale e che richiede risposte un po’ più serie e complesse di un “i padri separati sono tutti pedofili e chi ne parla bene è pro-pedofilia“.

Cambiare le cose è possibile, cambiare la cultura è possibile, se tutto ciò si fa insieme. Se noi chiediamo, come abbiamo chiesto, a chiunque di ragionare senza usare termini demonizzanti di femminismi e donne, dobbiamo tanto più esigere che non si usino termini demonizzanti di padri separati e uomini.

E quello che a noi sembra evidente, oggi, date le reazioni a quanto stiamo facendo, è che ci sia gente a cui piaccia il medioevo. C’è gente infatti che:

abbisogna di tenere in vita mostri, evocarli ove non sono presenti, perché se non ci sono mostri, se non si mette in circolo la paura dell’altro (e l’altro in questo momento sono anch’io) bisognerebbe fare uno sforzo, mettere giù le armi e capire.

Manca la volontà di capire perché la barricata è tanto più semplice da gestire. Tutti uniti in nome della paura del mostro. Un po’ come fa chi ti dice che lo straniero va braccato e buttato via al confine. Certezze. Sicurezze. Che diventano prigioni. Senza ossigeno. Senza complessità.

A chi vi dice di aver paura di loro o di me ricordate che un ministro della paura lo abbiamo avuto già. Perfettamente parodiato da Antonio Albanese. Istigare fobie sociali nei confronti di un intero gruppo di persone o di una sola produce unità tra i fobici ed esprime volontà di controllo in senso autoritario.

Non abbiate paura di me. Non abbiate paura di chi è divers@ da voi. Parlateci senza pretendere di cambiarli. Ascoltate e fatevi ascoltare. L’umanità chiusa in mille trincee fatte di paure e mostri inventati è medioevale, ed è questo quel che vedo oggi: il medioevo. In nome della difesa delle donne.

Ps: il femminismo non è una religione. Non converte e non si fa convertire. Le persone pensano, approfondiscono, si incontrano, crescono, si parlano e capiscono. O meglio: alcune persone lo fanno. Altre vanno in cerca di mostri e mettono in piedi tribunali dell’inquisizione. E ora: quanto dovremo attendere prima del prossimo articolo Anti/Pas formato insulto/menzogna/infamia contro di noi?

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Pas.


4 Responses

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  1. un papà says

    ottimo post. Io direi che i padri separati si trovano contro due pregiudizi: uno di tipo “maschilista” (l’uomo deve lavorare e la donna accudire i figli) ed uno di tipo “femminista” (i papà separati sono pedofili e violenti) che spesso si concretizza in calunnie.

  2. Maurizio says

    Scusami , forse mi sono posto male io, volevo dire che non ero ironico, condivido veramente questo post 🙂

  3. fasse says

    eh 🙂
    e nel frattempo c’è chi viene qui a sbandierare la scoperta del mostro quotidiano, prende il ragionamento sessista di uno, di contestarglielo nel merito non se ne parla, e tanto basta per considerare che tutti quanti sarebbero persone con le quali non vale la pena discutere. tutti.
    contenti/e quelli/e che si sentono così a proprio agio sbandierando mostri.
    come c’è scritto nel post il ministro della paura l’abbiamo già avuto.
    diffondi la paura, dai.
    il bau bau vi aiuta. 🙂
    http://paura.anche.no

  4. Maurizio says

    Condivido pienamente, bel post 🙂